Guardare il prato per capirlo: la Guttazione
Per coloro i quali non si occupano a scopo professionale del tappeto erboso ma se ne servono per scopi ricreativi e ornamentali, vorrei aiutarli a capire i segnali che il tappeto erboso esprime in funzione dei diversi momenti di crescita e soprattutto in funzione delle diverse stagioni di crescita.
Il nostro clima così vario nelle diverse stagioni dell’anno espone il prato ad estremi termici importanti che si ripercuotono sull’ attività fisiologica del tappeto erboso; il fine di questo scritto è di rendere più informati gli utilizzatori finali dei messaggi che il prato può dare in determinati momenti.
Se si comprendono i segnali che il tappeto erboso produce si avrà maggiore consapevolezza degli eventuali interventi manutentivi da mettere in atto.
Siamo appena usciti dal grande caldo estivo, momento difficile e molto spesso critico per il tappeto erboso a causa delle alte temperature e dell’alta umidità dell’aria che lo stesso è costretto a sopportare.
Coltivare o anche solo gestire il prato, specialmente nella zona della pianura padana, è cosa non semplice in estate infatti, rispetto ai climi del nord Europa, dove è nata la cultura del tappeto erboso, nel nostro clima il prato è sottoposto ad una serie di pressioni legate a stress termici, malattie fungine, competizione con erbe infestanti che nel clima ad esempio inglese ignorano totalmente l’esistenza.
Nell’esprimere un sentito complimento a chi è comunque anche in questa estate riuscito ad avere un prato decoroso, vorrei con questo articolo parlare di un segnale che il prato ha ripreso ad emettere in questi giorni e che proseguirà fino ai primi freddi di dicembre.
Uno di questi segnali è la così detta guttazione, ovvero la produzione da parte della pianta di esudati fogliari e radicali; va detto che l’attività fisiologica, in dipendenza della fotosintesi clorofilliana, produce esudati anche nei momenti difficili per il prato ovvero estate ed inverno, tuttavia in questo momento tale processo è facilmente riconoscibile perché più evidente.
Se provate nelle prime ore fresche del mattino ad avvicinarvi al vostro prato potrete apprezzare che sulla punta delle foglie vi sono delle gocce di acqua che stranamente restano sospese senza cadere.
Queste non sono il frutto della umidità della notte che comunque si può vedere in forma di goccioline più piccole oppure come umidità diffusa nella lunghezza della foglia del prato.
La guttazione è riconoscibile perché questa goccia vince la forza di gravità e rimane attaccata alla punta delle foglie del prato a causa dell’alta concentrazione di zuccheri che la costituiscono e che conferiscono alla stessa una forte tensione molecolare.
La guttazione quindi è frutto della espulsione perché in eccesso di sostanze zuccherine prodotte dalla fotosintesi da parte della pianta.
Quando vediamo questo processo nelle punte del nostro prato capiamo che:
- La pianta ha ripreso a lavorare per le sue funzioni biologiche in modo ottimale.
- Non si è in presenza di alcuna fase di stress per la pianta.
Si possono avviare pratiche manutentive di alimentazione e coltivazione che possano favorire il recupero da eventuali danni (diradamenti) subiti durante il periodo di stress estivo. In questo periodo aumentare la frequenza degli sfalci contribuirà notevolmente ad avere un prato fitto prima dell arrivo dell’inverno.
Per contro, quando si avrà acquisito questo segnale, si potrà capire che quando non si vede la guttazione nel prato si potranno mettere in atto pratiche manutentive per aiutarlo a superare situazioni difficili legati a temperature e disponibilità idrica, tipo:
- Aumentando l’altezza di taglio
- Riducendo la frequenza degli sfalci
- Gestendo l’irrigazione per sopperire a momenti di stress idrico
Rispetto agli esudati fogliari assumono maggiore importanza gli esudati radicali ovviamente non visibili ma che sono di grande beneficio per l’equilibrio tra il sistema pianta e l’attività microbiologica del suolo, infatti, batteri e funghi positivi del suolo necessitano per il loro nutrimento di questi zuccheri semplici prodotti ed emessi dalla pianta per avviare un prezioso rapporto di scambio nutritivo tra la pianta e la biologia del suolo.
Riducendo apporti di prodotti chimici e preferendo l’utilizzo di prodotti per la nutrizione di tipo organico e meglio ancora a base di compost si favorirà questo processo naturale di auto supporto pianta/terreno in special modo anche nei momenti di stress estivi ed invernali.